Il tempo corre e la scadenza fissata dalla legge di Bilancio per l’addio alla scheda carburante e il debutto dell’e-fattura è sempre più vicina. Per arrivare alla data del 1° luglio senza provocare grossi scossoni sulla gestione dei costi di rifornimento delle partite Iva si sta studiando una serie di semplificazioni. I tavoli tra tecnici dell’amministrazione finanziaria e rappresentanti delle associazioni di categoria puntano soprattutto su una parola: automatismo. Detto in altre parole, un meccanismo che consenta di far partire in tempo reale l’e-fattura al momento in cui si paga il pieno di benzina o diesel con carte di credito, di debito o bancomat. Questo richiede un ruolo attivo da parte dei soggetti che operano nel sistema interbancario. Ma bisogna stabilire tecnicamente una modalità per far corrispondere preventivamente alle carte di pagamento gli elementi anagrafici necessari al gestore per emettere e trasmettere le fatture elettroniche. Il punto d’arrivo è l’invio in automatico della fattura elettronica a chi ha effettuato il rifornimento.
L’altra soluzione allo studio passa da una triangolazione attraverso l’agenzia delle Entrate. In particolare, potrebbe essere realizzata un’applicazione per consentire la creazione di un codice QR che contiene tutti i dati di fatturazione dell’acquirente. Una delle ipotesi allo studio è quella che potrebbe richiedere una preventiva registrazione su un portale gestito dall’Agenzia o da un altro soggetto terzo.

 

Ma come funzionerebbe? Uno strumento in dotazione al gestore della stazione di rifornimento potrebbe consentire, anche in questa circostanza, un’immediata associazione con chi acquista i carburanti . Una semplificazione notevole sotto almeno tre punti di vista. Il primo è che consentirebbe di superare l’ostacolo (anche burocratico e le lungaggini) di dover acquisire ogni volta i dati di chi effettua il rifornimento. Il secondo è che si supererebbe ogni sorta di “discriminazione” tra gli acquisti di carburante effettuati di giorno e quelli nelle ore serali o notturne, in cui magari è già attivo un servizio di self service che non prevede la presenza di un operatore fisico chiamato poi a raccogliere e registrare il pagamento. Il terzo aspetto – da non sottovalutare – è che un sistema simile sarebbe sperimentato da luglio per i carburanti per poter poi debuttare su larga scala dal 1° gennaio 2019 quando l’obbligo di e-fattura sarà generalizzato per tutte le operazioni tra privati B2B.

 

La terza via per un accesso un po’ meno traumatico all’e-fattura per i rifornimenti di carburanti è quella di un regime transitorio. Un periodo di tempo, che potrebbe ad esempio coincidere con il primo semestre di entrata in vigore e quindi concludersi a fine anno, in cui insieme al debutto della fatturazione digitale potrebbe continuare a essere mantenuta la scheda carburante. Una convivenza per consentire soprattutto ai piccoli operatori di adeguarsi con maggiore gradualità alla novità e anche per consentire di adeguare i sistemi interni di gestione, archiviazione e conservazione delle fatture in formato elettronico.

 

Ma dagli incontri con le associazioni i problemi da superare non mancano. Il rischio maggiore potrebbe essere quello di risolvere una serie di operazioni e adempimenti per gli esercenti ma tutto a discapito della deducibilità dei costi da parte di imprese e professionisti in caso di assenza dell’e-fattura. Un esempio di questo tipo potrebbe riguardare le imprese che hanno un consistente parco macchine. Con l’ipotesi di far semplificare la procedura con la carta di credito, di debito o bancomat si obbligherebbero queste imprese a richiedere una moneta elettronica per ogni veicoli. Un problema simile sussiste per quei soggetti che hanno diritto al rimborso delle accise. Nella fattura deve essere riportata la targa del veicolo se superiore a 7,5 tonnellate, se no si perde il diritto al rimborso. Impensabile associare una targa ad una carta di credito o ancora eliminare l’obbligo della targa del veicolo introdotta per eliminare le possibili casi di frode. Dettagli non di poco conto che però rendono complesso il processo di semplificazione in aggiunta alla scarsa simmetria creta dalla nuova stretta sulle frodi Iva dei carburanti tra le norme sulla deduzione dei costi per i pieni e quelle per le detrazioni dell’Imposta sul valore aggiunto (si veda il servizio in pagina).